Ci sono vari modi di rendere accettabile un conflitto: si può chiamarlo "guerra giusta" e affermare che si combatte
per gli ideali piú alti e nobili, si possono usare eufemismi come "bombe intelligenti" o "bombardamenti chirurgici"
per nascondere il fatto che si muore comunque. È quello che hanno sempre fatto gli Stati Uniti, dalla Prima guerra
mondiale fino all´offensiva odierna contro il terrorismo. Ma gli interventi militari della "sentinella del mondo"
non si sono mai ispirati al principio di autodeterminazione dei popoli o a un piú generico amore per la giustizia.
Un esempio per tutti: gli Stati Uniti (che possiedono il maggior numero di armi di distruzione di massa e non hanno
mai esitato a usarle) insistono sulla necessità di tenere sotto controllo, anche con la forza, gli arsenali dell´Iraq,
ma non quelli dei paesi che sono loro alleati commerciali. Dal Vietnam alla guerra del Golfo, dai bombardamenti
in Jugoslavia fino alle azioni in Afghanistan dopo l´11 settembre: se osserviamo ciò che è successo fino a oggi è
indubbio che gli interessi economici e politici hanno vinto su ogni considerazione umanitaria.
Da anni Howard Zinn è impegnato a sostenere un pacifismo intransigente , da quando durante la Seconda guerra mondiale
sganciava bombe sulle città tedesche senza sapere se i bersagli colpiti fossero civili o militari. Un pacifismo che
non voglia apparire velleitario deve però avanzare proposte persuasive, capaci di incidere sulle scelte politiche. Non in
nostro nome vuole rispondere a questa necessità, nella convinzione che il patriottismo più autentico si esprima nella
resistenza spontanea, che può nascere solo in seno alla società civile.
Howard Zinn è considerato uno dei più importanti storici radicali statunitensi. Dopo aver partecipato alla Seconda
guerra mondiale , ha conseguito il dottorato in Storia alla Columbia University e ha diretto il dipartimento di Storia dello Spelman College.
Le sue numerose pubblicazioni e l´impegno politico hanno fatto di lui uno dei punti di riferimento del pacifismo
negli Stati Uniti e gli sono valsi vari riconoscimenti , tra cui lo Eugene V.Debs Award nel 1998. Attualmente
è professore emerito di Scienza politica alla Boston University : in Italia è stata pubblicata la sua Pièce
teatrale Marx a Soho (Editori Riuniti, 2001).
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